Il Pascoli afferma che «la poesia, in quanto è poesia, la poesia senza aggettivo, ha una suprema utilità morale e sociale» e ripone il «sentimento poetico» in «chi trova la poesia in ciò che lo circonda, e in ciò che altri soglia spregiare». La metafora della lampada, per dichiarazione esplicita del poeta, è ricavata da Dante, che la mette in bocca a Stazio a proposito di Virgilio e anche dai Vangeli.
Nella struttura sinuosa della lirica si osserva una gradazione di sviluppo dai momenti collettivi della veglia e della cena fino alla vicenda individuale della nascita e della morte, attraversola fase intermedia della preghiera, del villaggio e del singolo.
Qui i primi versi della strofa II:
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la lampada, forse, che a cena
raduna;
che sboccia sul bianco, e serena
su l'ampia tovaglia sta, luna
su prato di neve;
e arride al giocondo convito;
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